Come tramutare un problema in una opportunità
Fallimento, è questa la parola che fa venire i brividi a qualsiasi imprenditore in qualsiasi parte del mondo. Essa contiene al suo interno tanti significati, ma nel mio caso uno su tutti sentivo emergere a fine 2014, dopo avere speso tempo e risorse in un progetto che dopo due anni si è interrotto: la fine di un sogno.
Chi come me ha vissuto questa esperienza ha la tendenza a generalizzare il significato che gli ha dato, e a portarlo inesorabilmente su un livello personale, che nel mio caso voleva dire non solo la fine di un sogno ma la fine di me come imprenditore, e se vogliamo dirla tutta, la fine di me come persona.
E’ questione di pochi attimi, ti ritrovi imprigionato in un vortice di pensieri negativi che ti portano a pensare alle conseguenze nefaste che tutto questo avrà non solo per te, ma anche per la tua salute, la tua famiglia, le relazioni sociali per non parlare di tutti i beni materiali , case , vacanze e i “giocattoli” che ti potevi permettere quando le cose andavano bene.
A quel punto hai due alternative: o ti lasci prendere dal pessimismo ed entri in una spirale autodistruttiva che coinvolgerà tutte le sfere della tua vita, oppure ti sforzi di pensare che tutto ciò possa essere stato soltanto un momento di inciampo, una parentesi che come si è aperta può richiudersi, e magari diventare il punto di partenza per qualcosa di qualcosa di nuovo, e forse di migliore. Facile, a dirsi.
Inutile dire che la seconda alternativa presuppone uno sforzo che in quei momenti può sembrare al limite della follia, è molto più facile infatti piangersi addosso e lasciarsi andare in una sorta di depressione , alimentata da frasi autocommiserative come “è stata colpa degli altri” o la più classica “sono stato sfortunato”.
Ma torniamo alla parola significato, con cui ho aperto questo dialogo. Cercare il significato di qualcosa significa dare un senso a ciò che è accaduto, trovare una spiegazione convincente che ti metta in condizione di intrattenere un dialogo sincero e onesto con te stesso per capire , nel mio caso, cosa non aveva funzionato e perchè. Sentivo che avrei avuto proprio bisogno di uno strumento per essere guidato in questo percorso , ma non sapevo dove andare a sbattere e pensavo di non avere bisogno di uno psicologo.
E’ stato in quel periodo che mi sono imbattuto, non senza scetticismo, nel coaching , qualcosa di cui avevo sentito parlare come di uno strumento largamente conosciuto e utilizzato da molti imprenditori negli USA e in nord Europa, ma in Italia praticamente sconosciuto . La mia curiosità e la mia spinta alla ricerca di un significato al fallimento del mio progetto mi hanno portato ad approfondire il tema e ad entrare in contatto con un life-business coach professionista, con il quale ho prenotato alcune sessioni di coaching.
Ciò che mi ha colpito inizialmente di questo coach è stata la sua non conoscenza del mondo degli affari, e ciò per me non rappresentava di certo un aspetto positivo, dal momento che ero alla ricerca di qualcuno che mi aiutasse a trovare spiegazioni su ciò che era successo e possibilmente darmi consigli per il futuro. Invece niente di tutto questo, ma allo stesso tempo dopo qualche incontro mi accorgevo che la persona che avevo di fronte mi ascoltava con una intensità mai vista prima, mi faceva sentire a mio agio come se fosse un mio partner, e soprattutto, attraverso l’uso delle domande, faceva in modo che fossi io a sviluppare il tema delle nostre sessioni di coaching con la conseguenza che molto spesso mi sorprendevo nel trovare da solo le risposte alle mie domande, dopo avere esplorato con lui sotto ogni angolatura il tema di mio interesse, ovvero la ricerca del significato e la spiegazione del fallimento del mio progetto.
Ma non solo. La relazione di fiducia stabilita con il mio coach sul piano umano, mi ha portato progressivamente in modo naturale e spontaneo a mettere a terra una serie di fattori e dati che non avevo mai analizzato, cosa che se avessi fatto qualche anno prima non mi avrebbe portato ad avventurarmi in quel progetto.
Curioso come sempre ho chiesto al mio coach quale fosse il nome di questa “magia”, questa pratica tanto semplice quanto efficace che ci consente di raccogliere informazioni utili prima di prendere una decisione, e di vedere le cose per come sono realmente, di analizzarle senza pregiudizi o condizionamenti, per poi prendere decisioni sulla base di qualcosa che senti importante e non frutto del lavoro di un consulente , ma interamente tuo. La sua risposta alla mia domanda è stata una sola parola: consapevolezza . Ma di questo ne parleremo più specificatamente in un prossimo articolo nel nostro blog
Prendersi cura delle dimensioni dell’essere
“Prenditi cura della tua mente, e la tua mente si prenderà cura di te…” la prima volta che ho sentito questa affermazione ammetto di non averne afferrato il senso , sebbene ricordo di avere annuito con la testa al mio coach, come se ne avessi colto perfettamente il significato.
Oggi, a distanza di qualche anno, mentre scrivo questo testo mi sento sempre un a persona che ha molto da imparare, ma non posso negare che ho lavorato duro su di me e ho fatto un pezzo di strada che quanto meno mi mette in condizione di comprendere appieno il significato di quella frase.
Il fatto stesso di annuire a qualcosa che non abbiamo capito ma che vogliamo far credere di aver capito ci dimostra due cose: la prima è che siamo più o meno tutti vittima delle convenzioni sociali, e per queste temiamo il giudizio degli altri se mostriamo di non avere capito qualcosa, come se fosse normale che tutti gli individui sono in grado di comprendere tutto ciò che viene loro detto. La paura di sentirsi socialmente non accettati, unita alla paura del giudizio degli altri, paralizza tanti esseri umani costringendoli ad indossare una maschera sociale che non ha niente a che vedere con la propria unicità.